Presentazione del libro “Conversations with Lacan”


Il 16 marzo 2022, presso il Freud Museum, Sergio Benvenuto, psicoanalista e redattore di European Journal of Psychoanalisis, ha presentato il suo libro Conversations with Lacan. Seven lectures for understanding Lacan (Routledge, 2020: il libro Conversations with Lacan rielabora e allarga il libro-conversazione di Sergio Benvenuto e Antonio Lucci Lacan oggi. Sette conversazioni per capire Lacan, Mimesis, 2013). Discuteva con lui Dany Nobus. Pubblichiamo il discorso introduttivo che Benvenuto ha tenuto in quell’occasione.


Il libro che presento è un’autobiografia surrettizia: si riferisce alla mia lunga storia d’amore con Lacan.

Ho iniziato a frequentare i seminari di Lacan quando avevo 19 anni, quando ero studente a Parigi, e presto sono stato sedotto da lui. Lacan non è un pensatore convincente, perché non cerca di convincere: esige amore. Amore per il suo pensiero, ovviamente, piuttosto che amore per se stesso come persona (ma sappiamo che voleva anche amore per se stesso come persona…). Non per caso Derrida intitolò la sua relazione con il pensiero di Lacan come “Pour l’amour de Lacan”. Con Lacan, è sempre una questione di amore od odio. E a volte, ahimè, anche una questione di ignoranza.

Un pensiero può essere amato? Certo, soprattutto in psicoanalisi. E anche in filosofia. Un pensiero può essere amato od odiato esattamente come una persona. E naturalmente, la credenza in un pensiero è un effetto dell’amore: credi che quella di Lacan sia la migliore teoria psicoanalitica perché la ami. Una teoria, come un’interpretazione, deve creare in un soggetto l’affetto di verità. Lo vediamo ogni giorno in politica: si è convinti per affetto di una certa verità politica.

Ma presto, prima di compiere trent’anni, sono rimasto deluso dal mio amore. Spesso, la fine di un amore diventa odio per l’amato, ma questo non è stato il mio caso. Non sono come Mikkel Borch-Jacobsen, per esempio, il cui amore per Lacan si è trasformato in odio, non solo per Lacan ma per tutta la psicoanalisi. Lo confesso, ho sempre provato nostalgia per il mio amore per Lacan. Non ho mai rinnegato il mio amore. E quando ho iniziato la mia pratica, ho trovato molto utili alcuni concetti lacaniani essenziali. Preferisco pensare in termini lacaniani piuttosto che in termini kleiniani, winnicottiani o annafreudiani. È più facile per me pensare in lacaniano così come è più facile per me pensare in italiano. Quella di Lacan è la mia lingua d’infanzia, mi sento a casa mia. Ma…

Ma penso che nel tempo devi costruire la tua esperienza, e quell’esperienza non può mai essere la stessa di quella del tuo maestro. La ripetizione fedele dell’esperienza di un altro è impossibile, motivo per cui ho sviluppato il mio approccio clinico. Non perché abbia trovato che sia il migliore, ma solo perché è mio. La ripetizione dell’allievo congela il pensiero del maestro, ora, il fascino di Lacan è che il suo pensiero è sempre nello stato liquido…

In questo libro, ho cercato di spiegare – anche se indirettamente – perché ero innamorato di Lacan e cosa ha fatto raffreddare questo amore; cosa trovo perspicuo nella sua eredità e cosa dovrebbe essere lasciato nel ripostiglio delle credenze passate. Allo stesso tempo, ho cercato di spiegare, in modo il più chiaro possibile, il succo del pensiero di Lacan. Molto spesso, quando i lacaniani tentano di spiegare il pensiero di Lacan, finiscono per citare slogan, piuttosto che spiegarli. È possibile spiegare in modo chiaro qualcosa di così poco chiaro come l’insegnamento di Lacan? Penso di sì, se siamo in grado di spiegare perché Lacan è stato costretto a non essere chiaro.

Tutto ciò spiega perché è impossibile per me appartenere a qualsiasi scuola o istituzione lacaniana. Non sono affatto contro le scuole lacaniane, né contro le scuole in generale. Ho molti amici lacaniani e apprezzo il modo in cui alcuni di loro insegnano l’insegnamento lacaniano alle nuove generazioni. Penso che le buone scuole lacaniane siano utili proprio come lo sono i musei d’arte – anche noi siamo in un museo, qui a Londra – ma sappiamo che i veri artisti, che producono opere d’arte reali, non possono lavorare in un museo. È vero che abbiamo bisogno di scuole, io comunque preferisco le attività di doposcuola. Trattare il pensiero psicoanalitico come un tesoro da proteggere, come un “bene culturale”, può essere una buona cosa, ma non è il mio Beruf, la mia vocazione o professione.

In effetti, trovo utile leggere Lacan non perché egli dia risposte definitive, ma perché solleva le domande giuste sia per gli psicoanalisti che per i filosofi. Alcuni ritengono che Lacan abbia costruito un sistema di pensiero – in effetti ci ha provato – in particolare attraverso la topologia, per dare coerenza a ciò che stava pensando. Ma questa coerenza è incoerente, proprio come lo sono le onde. Quando pensiamo di aver finalmente trovato con Lacan la Darstellung giusta, la buona configurazione, Lacan sposta la nostra attenzione verso qualcosa di un po’ più lontano… Alcuni miei amici dicono che leggere Lacan è piuttosto frustrante, perché spesso fa brillare qualche barlume di luce su qualcosa – uno schizzo – ma si ferma lì, senza rivelare il tutto, e si sposta verso qualcos’altro… È nostro compito rivelare lo schema che traspare nascosto tra le onde, trasformarlo in un sistema e trasmetterlo? Oppure è nostro compito comprendere i problemi che hanno ispirato questi schizzi o schemi, ma ne hanno impedito il completamento?

Quali sono i problemi psicoanalitici essenziali che Lacan ha cercato di affrontare? A questo domanda cerco di rispondere in questo libro. Non mi interessano le soluzioni che ha cercato di dare a questi problemi, perché in realtà non ha mai dato alcuna soluzione. Ciò che mi interessa sono i problemi stessi, perché questi sono anche i problemi etici e tecnici della nostra pratica, che è sempre – come ha osato dire Lacan – al limite dell’impostura.