Marco Francesconi

La psicosi ambigua: sottili irruzioni della psicopatologia nell’odierno

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Marco Francesconi inizia il suo intervento rivisitando il concetto di disagio a partire dal testo freudiano Il disagio della civiltà, concetto declinato nell’articolo in più direzioni e differenti prospettive. L’epoca contemporanea sembra attraversata da una cronicizzazione ambigua del disagio, diretta ad una certa “normalizzazione” dello stesso, fino a renderlo addirittura attraente, imponendolo come nuova e prepotente forma di godimento che scalza e sovverte la desueta logica del piacere, così come descritta da Freud.
L’intensa ed eccessiva visibilizzazione della follia porta a domandarsi se e cosa sia rimasto ancora di invisibile. La visibilità a tutto campo rischia di condurre ad un accecamento da abbagliamento per troppo pieno, piuttosto che ad una ricca disponibilità di oggetti da esplorare.
L’Autore prosegue il suo intervento seguendo la premessa se sia legittimo declinare su dimensioni gruppali o sociali concetti psicoanalitici nati dall’esperienza con soggetti singoli. La possibilità di arrischiarsi in questo campo ha portato alcuni autori a parlare negli ultimi anni di nuove forme contemporanee di psicopatologia, lontane dal concetto di rimozione, che consentiva la risoluzione (nevrotica) del conflitto tra pulsione e inibizione (individuale e/o sociale) attraverso la soppressione del moto pulsionale ed una sua forma sostitutiva di soddisfacimento, con la formazione di sintomi densi di significazioni simboliche.
Francesconi ritiene che non sia necessario appellarsi ad una nuova clinica, quanto piuttosto ricercare nella perversione la matrice per affrontare le nuove patologie. Declina nell’intervento i punti di contatto e di differenza tra le strutture (nevrosi, psicosi e perversione), fornendo anche per una via terapeutica possibile. Ad esempio ritenendo che il lavoro interpretativo debba avere, in questi casi, più che il carattere affermativo di una neolettura, quello di smentita, smentire l’ipotesi pessimistica di qualcosa che ha a che fare con il sé del paziente, come se questi chiedesse inconsciamente al terapeuta:“mostrami che non sono così!”.
Un testo denso di riferimenti bibliografici che consentono la letture di differenti e varie declinazioni del tema.

Capitolo estratto da Psicosi invisibili, a cura di Eva Delmonte e Cristian Muscelli. Acquista qui il volume completo