Emanuela Mundo

Commento teorico-clinico a un caso di psicosi invisibile

3,00 IVA inclusa

L’intervento di Emanuela Mundo si basa su un caso clinico che viene diviso in due tempi, non cronologici: quello della narrazione della storia e quello della cura. Il primo tempo lascia emergere quello spaesamento, o “intorpidimento della soggettività”, che può essere descritto come una parziale distruzione del fattore soggettivo che implica un vuoto interiore, un senso di sé smarrito, una scarsa inclinazione a vivere l’esperienza soggettiva, un’identità che non poggia sul lavoro mentale. Particolare rilievo viene dato alla narrazione del paziente riguardo al padre, descritto come un uomo debole, fisicamente fragile, assente, irascibile. Eppure, non è questo che fa del padre una presenza o assenza simbolica, una metafora paterna operativa o meno. Quello che rende la metafora paterna non operativa, in questo caso clinico, è la caduta nel vuoto delle domande e l’assenza di una posizione precisa, in quanto terza, che separi il paziente dalla madre, che pacifichi, delimitandolo, l’enigma sul desiderio della madre. Questo scacco della “metafora paterna” impedisce di fare esperienza della domanda che ci si farebbe se fossimo nell’ambito delle nevrosi: “cosa vuole l’Altro da me?”. Anche se le domande al padre cadono nel vuoto, il paziente non troverà le risposte alle sue domande con una certezza delirante (come avverrebbe se la psicosi fosse visibile, scatenata) ma con una “supplenza”: un elemento, un’attività, qualcosa che lo stabilizza, che gli permette di avere un filtro rispetto al reale.
L’Autrice passa poi a trattare la particolarità della cura psicoanalitica di questa psicosi invisibile, sottolineando come l’Altro, per lo psicotico, non sia il detentore del sapere poiché è lo psicotico stesso a detenere il sapere. L’analista deve quindi fare un po’ da “segretario dell’alienato”, come dice Lacan, deve mettere in ordine ciò che è in disordine, non deve interpretare (anche e proprio perché non è nella posizione di “soggetto supposto sapere”) ma deve guidare, indicare la strada del saper fare, del sapersi muovere.

Capitolo estratto da Psicosi invisibili, a cura di Eva Delmonte e Cristian Muscelli. Acquista qui il volume completo