Dell’ultimo libro di Franco Lolli (Vivere la pulsione. Saggio sulla soddisfazione in psicoanalisi, Orthotes, 2022), pubblichiamo un breve estratto dell’introduzione.
Vivere la pulsione. Il titolo del libro è una citazione, una frase estratta dall’ultima lezione del Seminario XI. I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi di Jacques Lacan. Si tratta di un’espressione che lo psicoanalista parigino introduce domandandosi, per l’appunto, come possa vivere la pulsione un soggetto giunto al termine della propria analisi. Una domanda che – come si intuisce facilmente – porta con sé riflessioni di enorme rilevanza. Innanzitutto, collegare in maniera così esplicita la conclusione dell’analisi alla conquista di un rapporto con la pulsione che non sia dell’ordine della rinuncia, del sacrificio, né della sua trasformazione in desiderio, è una indicazione molto precisa, della quale ogni psicoanalista dovrebbe tenere conto. Lacan – è bene sottolinearlo – non si chiede come il soggetto a fine analisi possa vivere il desiderio. È alla pulsione che guarda e alla sua riscoperta da parte di un soggetto che, grazie al lavoro analitico, ha guadagnato un nuovo rapporto con l’oggetto.
Vivere la pulsione può essere considerato, in questa prospettiva, uno degli obbiettivi dell’analisi. Permettere all’analizzante, che, a causa della rimozione, si trova in balìa del sintomo, di insediarsi come soggetto laddove la spinta pulsionale, arruolata dal sintomo stesso, lo aboliva: vivere la pulsione, e non essere più vissuto dalla pulsione, si potrebbe aggiungere. Compito ambizioso, questo, che richiede, pertanto, il trattamento analitico della rimozione; perché lavorare sul rimosso significa lavorare direttamente sulla pulsione, o meglio, su quel particolare destino che la vincola al sintomo. È l’asservimento della pulsione al sintomo, infatti, il problema con cui il soggetto nevrotico deve, in analisi, fare i conti.